In queste opere che si svela il gioco del rapporto tra gli esseri umani e i luoghi che li vedono muoversi, amare, soffrire, temere.
Davide sembra recuperare la figura umana all'inizio della vita o, se preferite, all'inizio di una
nuova vita, dopo la fine, dopo la distruzione di luoghi attraverso la libertà del sogno. I corpi
spessissimo nudi rimandano a una visione ormai presente nel nostro immaginario, ad un Adamo e a
una Eva prima e dopo la cacciata dal paradiso terrestre. Cosciente di una perdita di divinità e
di una perdita di natura, Davide non si abbandona tuttavia alla disperazione. Anzi, in questi
dipinti, sembra non esserci mai una cacciata né un abbandono definitivi. Gli uomini sono come
in bilico tra un mondo ed un altro, non sono né fuori né dentro. Certamente paiono in attesa,
con gli occhi ora chiusi ora sbarrati, ma sempre attenti a no interrompere un dialogo con l'esterno (ciò che li circonda e li guarda).
Alessandro Riccioni